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«Noi si lavora per vocazione»
Il carteggio di Giuseppe De Robertis ed Enrico Falqui (1933-1943)

dc.contributor.advisorMagherini, Simone
dc.contributor.authorD'Ambrosio, Antonio
dc.date.accessioned2022-07-19T10:43:22Z
dc.date.available2022-07-19T10:43:22Z
dc.date.issued19.07.2022
dc.identifier.urihttps://hdl.handle.net/20.500.11811/10100
dc.description.abstractIntroduzione: Il poderoso carteggio tra il critico fiorentino Giuseppe De Robertis e il critico romano Enrico Falqui si protrae per un lungo trentennio, dal 1933 al 1963, e consta di ben 1539 pezzi epistolari: le 625 missive di De Robertis sono conservate nel Fondo Falqui dell’Archivio del Novecento presso il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali della Sapienza Università di Roma, le 914 missive di Falqui nel Fondo De Robertis dell’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” presso il Gabinetto Scientifico-Letterario G.P. Vieusseux di Firenze. Da un punto di vista contenutistico, la corrispondenza appare suddivisa in due parti omogenee, dove il 1944, con sole 32 missive che ne raccontano l’instabilità politica, le incertezze sociali, le difficoltà economiche, fa da spartiacque tra un primo decennio (1933-1943) di scambio epistolare fitto, quasi giornaliero – con le sue 918 missive, 371 di De Robertis e 547 di Falqui – e prolifico di progetti, e un più lungo periodo (1945-1963) in cui è di nuovo visibile quel rapporto amicale, di fiducia e stretta collaborazione che aveva portato i due interlocutori negli anni precedenti a scambiarsi opinioni, giudizi, suggerimenti in un confronto costruttivo, anche se ora il dialogo si fa meno serrato (le epistole di questi ultimi 18 anni sono “solo” 590). Considerata dunque la mole di documentazione e di informazioni di cui si compone, in questa sede si è deciso di pubblicare integralmente la sola corrispondenza intercorsa fino al 1943: a quell’altezza, infatti, i grandi progetti cui entrambi avevano atteso sono conclusi, e, complice la guerra, le assidue collaborazioni con i periodici si interrompono, le polemiche culturali non hanno la stessa vivacità degli anni precedenti, i progetti più recenti non comunicano lo stesso entusiasmo dei precedenti.
Metodo: L’edizione è stata condotta sui documenti originali, rispettandone scrupolosamente le particolarità grafiche. Tutti gli accorgimenti editoriali sono stati opportunamente indicati nella Nota al testo.
Risultati: La corrispondenza prende avvio nell’ottobre 1933 perché Falqui, che all’epoca avvertiva «un certo bisogno di lavorare», chiede al redattore De Robertis di ospitare i suoi scritti sulle pagine di «Pan»: si sviluppa da questo momento un felice dialogo epistolare, che testimonia da una parte la loro amicizia fraterna (tramite lo scambio sincero di opinioni su narratori e poeti, la condivisione di angosce e successi personali, la disponibilità all’aiuto reciproco, come quando De Robertis alla fine del 1938 vive l’incertezza della sua nomina a professore di letteratura italiana all’Università di Firenze, e Falqui si mostra subito disponibile a reperire informazioni che tranquillizzino l’amico; oppure quando Falqui nel 1940 vive l’inquietudine per la sua sorte lavorativa all’Accademia d’Italia, con il professore pronto a fornire supporto morale e politico), dall’altra la sintonia ideologica che li univa: la critica del «saper leggere» di De Robertis, che nel corso del carteggio si arricchisce di un’ulteriore istanza, la «condizione alla poesia», anche per Falqui era un’«ottima norma», non solo perché professava attraverso «letture e riletture infaticabili» l’auscultazione del testo letterario e la libertà da ogni condizionamento ideologico, ma anche per la particolare tendenza a «leggere gli antichi col gusto d’un moderno».
Contro Croce e i suoi sodali (Luigi Russo tra i primi), per difendere quella letteratura contemporanea alla quale avevano votato la loro esistenza, entrambi divengono protagonisti di vivaci polemiche e dibattiti che si sviluppano sui periodici culturali dell’epoca. E facilmente si lasciano coinvolgere in numerose iniziative, sia singolarmente (ad esempio, per Falqui: la curatela di un’opera omnia di Gasparo Gozzi per i Classici Rizzoli e degli scritti didimei del Foscolo per l’editore Colombo, la curatela dell’almanacco Beltempo, la compilazione dell’antologia Capitoli, la gestione della collana «Il Centonovelle» di Bompiani; per De Robertis: la collaborazione con l’editore Le Monnier, la curatela di un’antologia di Soffici, la prefazione all’edizione 1940 dei Pesci rossi di Emilio Cecchi, la prefazione ai Venti racconti di Gianna Manzini) sia in coppia (l’Omaggio a D’Annunzio del marzo 1939, numero unico fuori serie della rivista «Letteratura» che commemora il Vate a un anno dalla morte; la compilazione di un’antologia di racconti del Novecento che sarebbe dovuta uscire per l’editore Sansoni ma che inaspettatamente, per ragioni editoriali e critiche, non verrà realizzata). La spiccata passione per il testo letterario li porterà, infine, a dedicare particolare attenzione filologica ai due poeti cui il loro nome si legherà indissolubilmente: Dino Campana, del quale Falqui cura per Vallecchi la terza edizione dei Canti orfici e la prima degli Inediti rispettivamente nel 1941 e nel 1942, e Giuseppe Ungaretti, di cui De Robertis cura nel 1945 per Mondadori il terzo libro della Vita d’un uomo, Poesie disperse con l’apparato critico delle varianti di tutte le poesie, prima edizione genetica dell’opera di un autore vivente. Anche da questo punto di vista, il carteggio evidenzia ancora una volta la collaborazione intensa tra i due, rivela i problemi ecdotici in cui si incorre nell’allestimento di un’edizione condotta sulla base di materiali d’autore, illustra le modalità di costruzione di un libro.
Conclusione: La novità di questo carteggio, dunque, riscontrabile già a una prima lettura superficiale, è che la missiva, oltre a essere un fondamentale veicolo di condivisione delle proprie idee, di comunicazione di notizie private e pubbliche, si fa strumento privilegiato di organizzazione e gestione di progetti di varia natura.
en
dc.description.abstractEinführung: Der gewichtige Briefwechsel zwischen dem Florentiner Kritiker Giuseppe De Robertis und dem römischen Kritiker Enrico Falqui erstreckt sich über lange dreißig Jahre, von 1933 bis 1963, und besteht aus 1539 Briefstücken. Die 625 von De Robertis gesandten Briefe sind im Fondo Falqui des Archivs des 20. Jahrhunderts am Departement für europäische, amerikanische und internationale Studien der Universität Sapienza in Rom aufbewahrt, die 914 Briefe von Falchi im Fondo De Robertis des zeitgenössischen Archivs „Alessandro Bonsanti“ im Gabinetto Scientifico-Letterario G.P. Vieusseux in Florenz.
Aus inhaltlichen Gesichtspunkten scheint die Korrespondenz in zwei einheitliche Teile unterteilt zu sein, wobei das Jahr 1944 mit nur 32 Briefen, die über die politische Instabilität, die sozialen Unsicherheiten und die wirtschaftlichen Schwierigkeiten berichten, als Trennlinie fungiert zwischen dem ersten Jahrzehnt (1933-1943) mit einem regen, fast täglichen Austausch, mit 918 Briefen – 371 von De Robertis und 547 von Falqui – und zahlreichen Projekten – und einem längeren Zeitraum (1945-1963), in dem das von Freundschaft, Vertrauen und enger Zusammenarbeit geprägte Verhältnis wieder sichtbar wird, das die beiden Gesprächspartner schon in den vorherigen Jahren dazu gebracht hatte, Meinungen, Urteile und Ratschläge in einem konstruktiven Diskurs auszutauschen, auch wenn der Dialog jetzt seltener wird (es sind „nur“ 590 Briefe in diesen letzten 18 Jahren).
Aufgrund des Umfangs an Dokumenten und Informationen, aus der sich der Austausch zusammensetzt, habe ich mich hier entschieden, nur die Korrespondenz bis 1943 vollständig zu veröffentlichen. An diesem Punkt sind die großen Projekte, denen sich beide widmeten, abgeschlossen, und wegen des Krieges bricht die stetige Zusammenarbeit mit Zeitschriften ab. die kulturellen Auseinandersetzungen sind nicht mehr so lebendig wie in den Jahren zuvor und die jüngeren Projekte zeugen nicht mehr vom gleichen Enthusiasmus wie zuvor.
Methodik: Die Ausgabe wurde basierend auf den Originaldokumenten erstellt und bildet dabei genau die Besonderheiten der Schreibweise ab. Alle Eingriffe des Herausgebers sind zweckmäßig in den Anmerkungen zum Text aufgeführt.
Ergebnisse: Die Korrespondenz beginnt im Oktober 1933, da Falqui, der damals „ein gewisses Bedürfnis zu arbeiten“ verspürte, den Redakteur De Robertis bittet, seine Schriften auf den Seiten des „Pan“ zu veröffentlichen. Von diesem Moment an entwickelt sich ein glücklicher brieflicher Dialog, der einerseits ihre brüderliche Freundschaft bezeugt (durch den aufrichtigen Meinungsaustausch über Erzähler und Dichter, das Teilen von Ängsten und persönlichen Erfolgen, die Bereitschaft zur gegenseitigen Hilfe, wie Ende 1938, als De Robertis die Ungewissheit seiner Ernennung zum Professor für italienische Literatur an der Universität Florenz erlebt, und Falqui sich sofort bereit zeigt, Informationen zu beschaffen, die seinen Freund beruhigen, oder als Falqui 1940 wegen seiner beruflichen Zukunft an der Accademia d’Italia beunruhigt ist und De Robertis bereit ist, ihm sofort moralische und politische Unterstützung zu geben), andererseits die ideologischen Gemeinsamkeiten, die sie einten: die Kritik des „Saper Leggere“ (Lesenkönnens) von De Robertis, die sich im Laufe des Briefwechsels mit einer weiteren Instanz bereichert, der „Condizione alla Poesia“ (Bedingung für die Poesie), war auch für Falqui eine hervorragende Norm („ottima norma“), nicht nur weil sie durch unermüdliche, wiederholte Lektüre („letture e riletture infaticabili“) die Auskultation des literarischen Textes und die Freiheit von jedem ideologischen Einfluss zum Ausdruck bringt, sondern auch wegen ihrer besonderen Tendenz, die antiken Schriftsteller mit der Eleganz eines Modernen zu lesen („leggere gli antichi col gusto d‘un moderno“).
Um die zeitgenössische Literatur, für deren Existenz sie gestimmt hatten, zu verteidigen, werden beide zu Protagonisten lebhafter Auseinandersetzungen und Debatten gegen Croce und seine Anhänger (besonders Luigi Rosso), die sich in den Zeitschriften ihrer Zeit entwickelten. Und sie lassen sich leicht in zahlreiche Initiativen hineinziehen, sei es einzeln (z.B. bei Falqui die Herausgabe eines Gesamtwerkes von Gasparo Gozzi für Rizzoli, Foscolos „Scritti didimei“ für Colombo, die Herausgabe des Almanachs „Beltempo“, die Zusammenstellung der Anthologie „Capitoli“, die Leitung der Reihe „Centonovelle“ von Bompiani, bei De Robertis die Zusammenarbeit mit dem Verleger Le Monnier, die Herausgabe einer Anthologie von Soffici, das Vorwort zur 1940er Ausgabe der „Pesci rossi“ (rote Fische) von Emilio Cecchi, das Vorwort zu 20 Erzählungen („Venti racconti“) von Gianna Manzini), sei es zusammen (die Hommage an D’Annunzio („Omaggio a D’Annunzio“) im März 1939, die einzige außer der Reihe erschienene Ausgabe der Zeitschrift „Letteratura“, die des „Vate“ D’Annunzio ein Jahr nach dessen Tod gedenkt; die Erstellung einer Anthologie von Erzählungen (racconti) des 20. Jahrhunderts, die bei Sansoni veröffentlicht werden sollte, aber aus Gründen der Herausgabe und Kritik überraschenderweise nicht realisiert wurde).
Die ausgeprägte Leidenschaft für den literarischen Text bringt sie schließlich dazu, besondere philologische Aufmerksamkeit den beiden Dichtern zu widmen, mit denen ihr Name unzertrennlich verbunden sein wird: Dino Campana, dessen „Canti orfei“ De Robertis für Vallecchi in der dritten Auflage herausgibt (1942), die „Inediti“ (unveröffentlichten) in der ersten (1942), und Giuseppe Ungaretti, dessen drittes Buch der „Vita d’un uomo“ De Robertis 1945 herausgibt, die erste zusammenhängende Ausgabe des Werkes eines noch lebenden Schriftstellers.
Auch unter diesem Gesichtspunkt hebt der Briefwechsel nochmals die intensive Zusammenarbeit der beiden hervor, zeigt die ekdotischen (herausgeberischen) Probleme, auf die man bei der Gestaltung einer Ausgabe trifft, die auf der Basis von Autorenmaterial zusammengestellt wird, und erläutert die Modalitäten bei der Strukturierung eines Buches.
Zusammenfassung: Die Neuartigkeit dieses Briefwechsels, die man schon bei einer ersten, oberflächlichen Lektüre bemerkt, ist, dass der Brief, außer ein wesentliches Mittel zum Austausch eigener Ideen und dem Kommunizieren privater und öffentlicher Nachrichten zu sein, sich zu einem bevorzugten Werkzeug zur Organisation und Durchführung von Projekten verschiedener Natur entwickelt.
en
dc.language.isoita
dc.rightsIn Copyright
dc.rights.urihttp://rightsstatements.org/vocab/InC/1.0/
dc.subjectGiuseppe De Robertis
dc.subjectEnrico Falqui
dc.subjectKorrispondenz
dc.subjectItalienische Literatur
dc.subjectItalienische Philologie
dc.subjectcorrispondence
dc.subjectitalian literature
dc.subjectitalian philology
dc.subject.ddc450 Italienisch, Rumänisch, Rätoromanisch
dc.title«Noi si lavora per vocazione»
dc.title.alternativeIl carteggio di Giuseppe De Robertis ed Enrico Falqui (1933-1943)
dc.typeDissertation oder Habilitation
dc.publisher.nameUniversitäts- und Landesbibliothek Bonn
dc.publisher.locationBonn
dc.rights.accessRightsopenAccess
dc.identifier.urnhttps://nbn-resolving.org/urn:nbn:de:hbz:5-64209
ulbbn.pubtypeErstveröffentlichung
ulbbnediss.affiliation.nameRheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn
ulbbnediss.affiliation.locationBonn
ulbbnediss.affiliation.otherLocation1Florenz
ulbbnediss.affiliation.otherName1Università degli Studi di Firenze
ulbbnediss.thesis.levelDissertation
ulbbnediss.dissID6420
ulbbnediss.date.accepted28.04.2021
ulbbnediss.institutePhilosophische Fakultät : Institut für Klassische und Romanische Philologie (IKURP)
ulbbnediss.fakultaetPhilosophische Fakultät
dc.contributor.refereeAveto, Andrea
dc.contributor.refereeItalia, Paola Maria Carmela
ulbbnediss.affiliation.otherLocation2Paris
ulbbnediss.affiliation.otherName2Sorbonne Université Paris
ulbbnediss.contributor.gnd1265198713


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